A chi ha avuto a che fare con le cose militari del Giappone, anche solo per aver visto un film, letto un libro o giocato a un videogioco ambientato durante l'era Sengoku, il periodo che dal 1467 al 1603 vide la guerra civile fra i vari daimyo, molto spesso capita di trovarsi a porsi questa domanda. Per noi europei lo scudo ha avuto un ruolo centrale per gran parte della nostra storia militare, dall'antichità fino all'età moderna. Basta pensare a legionari e opliti, protetti dai grandi scudi, o a vichinghi e rodoleri per constatare quanto questo mezzo di difesa (ma anche offesa) occupi un posto importantissimo nel nostro immaginario. Non si tratta nemmeno di una peculiarità dell'estremo Oriente: infatti lo scudo era diffuso dalla Cina all'Indonesia, e perfino in Giappone fino a un certo periodo. Dunque per quale motivo i guerrieri del sol levante hanno smesso di utilizzarlo?
Prima di cominciare è meglio fare una precisazione però: i samurai non abbandonarono del tutto l'uso di coperture in battaglia. Infatti continuarono ad usare i tate, grandi scudi di legno o bambù, molto simili ai nostri pavesi, per coprire gli arcieri e gli archibugieri. Inoltre, piccoli scudi portati a mano e chiamati tedate continuarono ad essere usati sporadicamente in incursioni, attacchi notturni e schermaglie.
Samurai che si proteggono dietro dei tate |
Quando si parla di fenomeni simili cercare un solo elemento determinante è spesso fuorviante: quasi sempre vi sono tutta una serie di motivi, grandi e piccoli, che concorrono a determinare un particolare fenomeno o evento.
Alcuni affermano che lo scudo sia caduto in disuso perché era troppo ingombrante da usare e perché disonorevole, in quanto era un oggetto e non l'abilità del guerriero a proteggere. Mi trovo in disaccordo con entrambe le posizioni, innanzitutto perché con "scudo" intendiamo tutta una serie di oggetti che vanno dal grande ed effettivamente pesante scutum romano ai leggeri e piccoli buckler. Inoltre questi strumenti erano tutt'altro che poco maneggevoli e ingombranti, tanto che potevano essere anche usati per offendere, oltre che per difendere. L'umbone, la parte centrale dello scudo fatta in ferro, oltre a costituire il pezzo più robusto dello scudo, poteva anche essere usato per colpire gli avversari.
Per quanto riguarda il codice d'onore dei samurai, il famoso bushido, ritengo che i giapponesi non sarebbero stati così miopi da abbandonare un'arma utile solo per una questione d'onore: infatti le armi da fuoco e altri mille stratagemmi, anche se in teoria disonorevoli, erano usati con grande frequenza in tutto l'arcipelago.
I motivi per cui caddero in disuso sono a mio avviso molteplici. Con l'introduzione del cavallo in Giappone e l'emergere della figura del samurai come guerriero a cavallo armato principalmente di arco, la fanteria gradualmente venne relegata a un ruolo secondario e si preferì armarla con lunghi yari (lance), archi e poi archibugi. L'uso di armi a due mani dunque precludeva l'utilizzo di scudi, in modo simile ai macedoni, che passarono dal grande oplon greco a uno scudo molto più piccolo per potere reggere la lunga sarissa con entrambe le mani. Bisogna inoltre considerare l'utilizzo primario dello scudo, ovvero quello di difesa contro le armi a distanza. In Giappone non troviamo armi di potenza paragonabile all'arco lungo inglese o alle balestre europee o cinesi, rendendo così il fante ben protetto dalla sua sola armatura. Ricordiamoci che l'arco in Europa cadde in declino a causa della diffusione e del miglioramento delle corazze dopotutto.
I samurai imparavano a padroneggiare diverse armi, come lo yari, lo yumi (arco) e la katana, tutte utilizzate a due mani. La corazza nipponica era abbastanza comoda da permettere l'uso dell'arco, e abbastanza robusta da proteggere da frecce, lame e persino da colpi di arma da fuoco, almeno fino a una certa distanza. L'armatura del samurai (a livello generale, ve ne erano di diversi tipi) aveva implementato la funzione di scudo, affidata agli spallacci dalla tipica forma quadrata e molto grandi. Questi infatti non erano fissati all'armatura, bensì legati, per diminuire l'ingombro e permettere di toglierli velocemente.
Un samurai a cavallo. Si notino gli spallacci quadrati e di grandi dimensioni |
Regogolo Boemetto
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Articolo molto interessante complimenti! Ho annotato parecchi spunti da poter utilizzare nella stesura dei miei libri.
RispondiEliminaTi ringrazio di cuore! Posso chiederti a cosa stai lavorando ora? :D
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