Ficca il naso

martedì 4 settembre 2018

I "latini" del nord, mercanti e cavalieri: i veneti



Nel territorio compreso tra il Lago di Garda e i Colli Euganei, fino a lambire i confini del Tagliamento e dell'Isonzo, troviamo il popolo che più d'ogni altro è ancora vivo nel sangue dei suoi discendenti: i Veneti, o Venetici.
Sono tantissimi i reperti che questa gente ha lasciato agli storici e agli archeologi, i quali hanno potuto ricostruire numerosi aspetti dei signori dell'est. I romani, nella loro proverbiale amicizia con i Veneti, li fanno discendere all'eroe divinizzato Diomede, che avrebbe fondato la città di Adria (sebbene poi si sia rivelata quest'ultimo un emporio greco gallico, piuttosto che veneto). Secondo Plinio il vecchio sarebbero degli esuli di Troia, altri autori come Strabone li tacciano quali celti, ma la storiografia moderna individua le loro origini nell'oriente: alcuni proprendono per un origine illirica balcanica, altri parlano invece di un legame diretto con gli oscoumbri, sulla base della grande somiglianza della lingua Veneta con quella Latina.

I Veneti ebbero il proprio massimo sviluppo tra il VIII e il II secolo a.c., per poi fondersi pacificamente ai romani. Questa integrazione ha permesso alla cultura di veneta di sopravvivere nell'alveo latinizzato, tale da mantenere sue caratteristiche uniche fino al medioevo. Essendo all'epoca la pianura padana un'immensa foresta spesso impaludata, i Veneti furono i primi a iniziare i lunghi lavori di disboscamento, fondando numerose città al posto dei villaggi e proto castellieri in cui vivevano inizialmente. Centri importanti furono Padova, Este, Montebelluna, Oppeano e Gazzo Veronese. Si è scoperta anche una grandissima necropoli Venetica a Mel, simbolo dell'avanzamento culturale e dell'opulenza dei veneti. A est la società Venetica si fuse con i clan Illirici (forse loro parenti), dando vita nella zona dell'Isonzo a una cultura chiamata Venetico-Illirica, che presenta elementi di entrambe le culture, sebbene con una dominanza dei più avanzati veneti. I veneti avevano quale dea Reitia, insieme a numerosi altri dei di cui non ci è giunto il nome: dai corredi delle tombe sembra che le donne avessero un ruolo importante nei riti sacri, nonché come guaritrici e incantatrici.

Oltre all'agricoltura e alla selvicoltura, i Veneti si dimostrarono fin da subito ottimi mercanti: stabilirono rotte commerciali con greci, etruschi, liguri e poi romani. L'alto adriatico divenne metà di navigatori egiziani e siriani, con cui i veneti scambiavano bronzo, vetro, ceramica. Al contrario dei loro eredi medievali, i veneti non si spinsero sul mare, ma preferirono commerciare tramite empori che costellavano la costa. Importantissimo era l'allevamento di cavalli, tanto che i veneti vennero fin da subito identificati quali cavalieri dai loro alleati romani, spesso sprovvisti di truppe in arcione.

I Veneti erano un popolo tendenzialmente pacifico, ma svilupparono un apparato militare molto avanzato per affrontare le continue incursioni celtiche, retiche e liguri. Oltre alla cavalleria, appannaggio dei nobili e del loro seguito di cavalleggeri, la fanteria veneta sfruttava delle formazioni proto manipolari, abbandonando le formazioni oplitiche di stampo etrusco. Le armi usate erano lunghe lance e scudi rotondi, mentre l'armatura pesante era poco utilizzata, preferendo piuttosto un combattimento agile e basato su contrattacchi e ritirate. Il contatto con i celti portò i veneti a fare uso anche di lunghe spade, scudi ovoidali e forse armature in cotta di maglia. L'esercito veneto si dimostrò estramemente efficace a respingere i galli invasori: non solo non vennero invasi, ma probabilmente fu il loro attacco alle forze di Brenno a salvare Roma dall'annientamento. I Veneti si integrarono alla perfezione nelle armate romane e fino alla loro inclusione nella repubblica fornirono eccelse unità alleate (socii), che combatterono contro tutti i grandi nemici dell'Urbe.

La lingua veneta rimane di classificazione incerta, ma si indicano due alfabeti di epoca diversa, contemporanei all'utilizzo della scrittura: quello etruscoide del VI secolo a.c. e quello greco romano del III secolo a.c. La presenza di fonemi latini e indoeuropei, che fanno pensare che entrambi agli idiomi siano giunti in Italia dalla medesima migrazione (dunque i veneti sarebbero stretti parenti dei Latini, che invece di fermarsi a nord scesero verso sud). Ciò potrebbe essere la spiegazione per cui Veneti e Latini furono sempre alleati e che i secondi consideravano i primi come loro parenti.

FONTI
Storia della Prima Italia, Massimo Pallottino.
Preistoria e Storia delle Regioni D'Italia, Gianna G. Buti
Reitia, Dea dei Veneti, Piero Favero
La situla Benvenuti di Este. Il poema figurato degli antichi Veneti, Luca Zaghetto

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