Ficca il naso

sabato 15 settembre 2018

Sangue nei Balcani: la battaglia di Durazzo, 18 ottobre 1081



Dopo aver conquistato la Sicilia araba e il sud Italia bizantino, Roberto il Guiscardo non prese bene la deposizione dell'imperatore Michele VII Dukas. Infatti Costantino, il figlio del monarca, aveva preso in sposa la figlia del duca di Apulia e Calabria, Elena, che ora vedeva svanire la sua possibilità di sedere sul trono di Costantinopoli come imperatrice. Col pretesto di supportare le pretese di Costantino contro l'usurpatore Alessio I Comneno, Roberto trasportò con 150 navi i suoi 15.000 uomini in Illiria, con l'obbiettivo di catturarne la capitale Durazzo. Ma la città era ben difesa e non temeva l'assedio, tanto più che il doge Domenico Selvo accettò la richiesta di aiuto in cambio di concessioni commerciali offerte da Alessio. Gli esperti marinai veneziani sorpresero la flotta di Roberto e le inflissero una sonora sconfitta a colpi di fuoco greco e abbordaggi. Nonostante ciò il Guiscardo non si scoraggiò e cominciò l'assedio della città, difesa dall'esperto Giorgio Paleologo. Per tutta l'estate i normanni bombardarono la città con baliste e catapulte, mentre i difensori compivano improvvise sortite per distruggere le macchine e le scorte degli assalitori. Oltre alla distruzione delle loro macchine (prima fra tutte la preziosa torre d'assedio), i normanni dovettero subire un'epidemia che decimò i loro ranghi.

Ma l'imperatore Alessio non era lontano: ben presto il suo variegato esercito composto da tagmata traci e macedoni, unità d'élite excubita e vestiaritae, manichei, cavalleria tessala, coscritti dei Balcani, fanteria armena, ausiliari turchi, mercenari franchi e la temibile guardia Variaga. Quest'ultimo corpo d'élite all'epoca era formata principalmente da anglo-sassoni, scacciati dalle isole britanniche dopo la conquista normanna. A questi nerboruti giganti ascia-muniti si presentava finalmente l'occasione di regolare i conti con gli intraprendenti uomini del nord. Alessio, contro al parere dei suoi generali, volle immediatamente attaccare Roberto, che informato dei suoi movimenti, abbandonò l'assedio e si preparò allo scontro campale. Entrambi i comandanti divisero il proprio esercito in tre divisioni, avanzando cautamente contro il nemico. I variaghi costituivano l'avanguardia bizantina, un muro di asce e scudi dietro cui si riparavano gli arcieri che scoccavano e tornavano a ripararsi dietro i mercenari nordici. Roberto lanciò dei cavalieri per provocare i variaghi e distoglierli dalle loro posizioni, ma i normanni furono fermati dalla pioggia di frecce che li ricacciò indietro. D'improvviso la destra normanna guidata da Amico di Giovinazzo si lanciò contro il centro e il lato sinistro bizantino, che però resse all'urto, e addirittura mise in rotta gli attaccanti. Dimentichi del pericolo cui si sarebbero esposti, i variaghi allora partirono all'inseguimento degli sconfitti che fuggivano verso il mare.

A questo punto comparve Sichelgaita, sposa longobarda del Guiscardo, che indossate armi e armature rianimò gli inseguiti con la sua determinazione e il suo coraggio che la rendevano "una seconda Atena". I variaghi che avevano messo in fuga i cavalieri normanni con le loro grandi asce a due mani erano ora esausti e separati dal resto dell'esercito, facile prede per i balestrieri e i lancieri di Roberto. I sassoni superstiti allora cercarono rifugio nella vicina chiesa dell'Arcangelo Michele, forse sperando nella protezione dell'Onnipotente, che però non poté impedire ai normanni di dare l'edificio alle fiamme, fra le quali perirono orribilmente tutti i variaghi. Nemmeno una sortita del coraggioso Giorgio Paleologo poté ribaltare le sorti della giornata, che fu decisa quando i cavalieri normanni caricarono il centro bizantino usando il nuovo modo di caricare, con la lancia in resta per infliggere il massimo danno al nemico. Vedendo l'ago della bilancia pendere dalla parte dei normanni, gli alleati serbi e turchi di Alessio si persero d'animo e decisero di abbandonare la lotta, lasciando l'imperatore al suo destino. Alessio stesso rischiò di essere ucciso più volte e venne salvato dalla mano di Dio secondo i cronisti, dalla sua ottima armatura secondo i pragmatici.

Anche se il Guiscardo fu richiamato in Italia dalle rivolte scoppiate in sua assenza e dalle richieste di aiuto del papa, i bizantini dovettero subire altre due sconfitte ad Arta e Giannina prima di poter espellere gli invasori nel 1083 e riconquistare così a caro prezzo i Balcani. I veri vincitori furono probabilmente i veneziani, che si guadagnarono la stima dell'imperatore, oltre che una colonia commerciale a Costantinopoli e diverse esenzioni fiscali.

Art by Giuseppe Rava

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