Ficca il naso

domenica 19 agosto 2018

Hodow, 1694: le Termopili polacche




Nel giugno del 1694 i tatari, in gran parte convertiti alla fede del Profeta Maometto, invasero il territorio del regno di Polonia. L'obiettivo, come tipico dei nomadi, era quello di saccheggiare villaggi e catturare persone come schiavi o da vendere in cambio di un ricco riscatto. Le forze polacche, da pochi anni reduci della sfolgorante vittoria di Vienna, si prepararono a respingere un avversario infinitamente più numeroso, nonché feroce. Ma invece di arroccarsi dietro le mura di una fortezza, i polacchi decisero di marciare direttamente contro il nemico, così da coprire la fuga delle masse di contadini disperati. Sette chorągwie di Ussari e Pacerni provenienti dalle fortezze di Okopy Świętej Trójcy e Szaniec Panny Marii cavalcarono alla volta dell'armata nemica. Gli ussari erano una potente cavalleria pesante, ma si contavano in appena cento, mentre i loro compagni Pacerni, in 300, erano una rapida cavalleria leggera non adatta certo a uno scontro frontale con i più rodati predoni della steppa.

Ma, com'era tradizione, un Ussaro non si ritirava se non da morto. Chiusi in una rocca nel vedere il popolo massacrato non avrebbero certo onorato le azioni di Vienna. Eppure i tartati erano in 40000, invece gli uomini del re soltanto 400.

Al primo incontro con il nemico, sulle pianure di Hodow, gli ussari fecero una cosa inimmaginabile: caricarono. Le lance dei guerrieri alati si fecero strada nell'avanguardia nemica, formata da 700 cavalieri, quindi si aprirono la strada a colpi di spada e pistola fino all'ononimo villaggio di Hodow. Mentre i pacerni fortificavano le strade con assi di legno e altre barricate, gli ussari tenevano a bada i guerrieri della steppa, che irati e sconvolti attaccavano a più riprese i polacchi senza riuscire a piegarne le difese. Tra i vicoletti la superiorità numerica contava ben poco e le ottime corazze degli ussari respingevano facimente le piogge di frecce che i tatari rovesciavano contro di loro. L'abilità con la szabla (la sciabola polacca) faceva il resto, tale da impantanare un'armata 100 volte più numerosa in un misero villaggio.

Non appena le difese furono terminate, i polacchi incanalarono l'attacco nemico tra le catapecchie zeppe di frecce. Facendo fuoco con le pistole e gli archibugi, gli ussari si trovarono presto senza proiettili, tanto da essere costretti a infilare nella canna le migliaia di frecce tatare e utilizzarle quali proiettili improvvisati. Se i musulmani riuscivano a superare indenni le precise raffiche polacche e le palizzate, si trovavano davanti dei colossi coperti da corazze a lamine apparentemente invulnerabili dalle leggere scimitarre portate dai nomadi. A centinaia caddero, si stimano circa 2000 morti, più innumerevoli feriti e moribondi.

Dopo sei ore di attacco senza sosta, il comandante dei tatari offrì la resa ai coraggiosi polacchi, di cui ne erano caduti meno di cento. Ovviamente la risposta degli Ussari fu semplice: l'inviato tornò dal comandante con una freccia tatari infilata nell'occhio (altre fonti dicono che non fu tale il comportamento dei polacchi, ma la risposta fu la medesima: nessuna resa).

A quel punto i tatari, certi dell'arrivo di un'armata di soccorso e terrorizzati da tale potenza (100 ussari riuscivano in tale impresa? Chissà cosa potevano i diecimila della corte del Re Giovanni III Sobieski!), si ritirarono dal villaggio, superando il confine e rinunciando infine all'intera invasione.

La vittoria, per la sua portata epica, riecheggiò per l'intera Europa. Il re stesso ricompensò ognuno degli eroi di Hodow con un cavallo delle stalle reali, trattamenti medici gratuiti e un ricco pagamento per ogni tataro catturato. Ma la vera ricompensa per questo pugno di valorosi fu l'immortalità: il merito di aver salvato la propria patria si unì alla memoria di un popolo. Infatti anche oggi svetta una statua sul luogo della battaglia, a memoria eterna di quegli uomini che combatterono in pochi contro un'intera orda.

Regogolo Boemetto

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https://bit.ly/2MkB1Zr

2 commenti:

  1. Non conoscevo questa interessante e gloriosa pagina di storia. Grazie per la condivisione.

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