Ficca il naso

martedì 21 agosto 2018

Gli Insubri, i misteriosi fabbri del Nord Italia



L'origine etnica degli Insubri si perde nella notte tempi, senza che gli storici siano riusciti a venirne ancora a capo: alcuni ritengono fossero di origine celtica, giunti in Italia durante la grande migrazione del VII secolo a.c. Altri ritengono invece siano autoctoni, un mix culturale tra la cultura di Golasecca (VA) e il popolo dei Liguri. Poiché sembra che le tradizioni culturali di questo popolo siano rimaste le medesime per lungo tempo, anzi pare che si siano evolute proprio grazie a una convivenza pacifica con i popoli montani, le tribù celtiche di passaggio, i veneti e gli etruschi emiliani, negli ultimi anni l'ipotesi dell'assimilazione piuttosto che dell'invasione da parte dei celti ha guadagnato numerosi consensi.

Sebbene i romani considerassero gli Insubri i signori dell'intero nord Italia padano, il territorio degli Insubri andava con tutta probabilità dal lago di Lugano alla città di Mediolanum, che secondo le leggende fu fondata da questo popolo. Centri molto importanti furono Angera (VA), Golasecca (VA), Varese (VA), Brescia (poi occupata dai Cenomani) forse anche la stessa Bergamo e Como. Gli insubri parlavano una lingua complessa, che gli storici hanno ricostruito sulla base delle risultanze di due alfabeti: quello di Lugano (derivato dall'alfabeto nord Etrusco) e quello Leponzio del II e I a.c. Ciò non fa altro che confermare come gli Insubri si fossero perfettamente mescolati agli altri popoli italici, senza i devastanti conflitti che invece Tito Livio sembrava avvalorare.
Come in tutte le aree regionali italiane, le ricerche di campioni di sangue hanno rivelato che la maggior parte degli abitanti della zona possiede ancora dna insubrico/golasecchiano, segno di come la civiltà romana e poi quella longobarda non abbiano sostituito la popolazione originaria. Molte aree del Nord Italia, come le zone di Brescia non erano propriamente sotto il controllo degli Insubri, ma avevano con essi importanti rapporti sia commerciali che, forse, di vassallaggio.

Benché risultanza avvolta nel fumo nebuloso che circonda i miti, pare che gli Insubri fossero famosi per essere degli abilissimi armaioli: i fabbri Trumplini della Val Trompia pare avessero forgiato per loro grandiose armature (valle popolata fin dal 8000 a.c. e rimasta indipendente fino al 15 a.c.) e i fabbri della città di Mediolanum ne avessero imparato i segreti. Queste tecniche di forgiature furono poi imitate dai romani, sia dopo i primi scontri che dopo la conquista della regione. La foggia degli elmi e delle corazze di maglia dei legionari romani di epoca tardo repubblicana devono molto al contributo dei fabbri dell'Insubria, che continuarono a operare per tutto il periodo romano. Non solo! Milano rimase un importante centro di armeria anche nel medioevo. E nella Val Trompia si forgiarono armi per tutto il medioevo, si crearono le prime armi da fuoco e ancora adesso indovinate di dove è originaria la Beretta?
Poiché i Trumplini vennero deportati in massa dopo la loro sconfitta per mano dei romani, ci sono teorie che credono che il loro territorio disabitato venne colonizzato da abitanti provenienti dall'Insubria, forse gli unici a poter portare avanti le tecniche per forgiare le leggendarie armature.

La società degli Insubri, dalle poche risultanze che si possiedono, pareva essere strutturata sulla base di una aristocrazia militare, che aveva al suo culmine un re. Questo primus inter pares doveva avere un governo molto forte di un territorio ampio (grande differenza rispetto ai normali celti, ma ben più simile ai vicini etruschi) poiché a Clastidium il dux insubrorum Viridomaro (forse re o forse generale) schierava un intero esercito insubre ai suoi soli ordini. Alcune immagini di presunte druidesse trovate in Piemonte, insieme ai tanti dolmen e pietre coppellate sparse per il territorio Lombardo-Piemontese, assimilano la religione Insubre a quella celtica e a quella ligure. La presenza di sacerdotesse donne, che gli stessi romani indicavano come abili guaritrici e maestre dell'erboristeria, confermerebbe un'importanza femminile nella società insubre, che rimase tale fino al rinascimento. Basta pensare ai tanti processi contro le streghe che si tennero nel 1500 nel territorio dei laghi per capire quanto fosse radicata questa tradizione femminile ormai perduta.

Gli insubri erano maestri della fanteria, guerrieri corazzati che affrontavano il nemico con muri di scudi e piogge di giavellotti e proietti. Temuti soprattutto per le loro armature sopraffine, gli Insubri combatterono contro Roma a fianco di Annibale. Nella battaglia del Lago Trasimeno il console romano Flaminio, che cinque anni prima aveva distrutto Milano, venne ucciso da un cavaliere insubre di nome Ducario. Gli Insubri vennero definitivamente sottomessi nel 194 a.c. tramite un'alleanza tra i due popoli. Da quel giorno gli Insubri divennero fedelissimi alleati dell'Urbe, tanto da ricevere la cittadinanza latina solo nell'89 a.c. e quella romana nel 49 a.c.
La X legione Veneria, così amata da Giulio Cesare, aveva buona parte dei suoi soldati reclutati appunto nel territorio degli Insubri.

Fonti principali
Gli Insubri, di Adriano Gasponi 2009
La Romanizzazione degli Insubri, di M. Teresa Grassi, 1995
Celti D'Insubria, di Venceslav Kruta 2004

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