Ficca il naso

giovedì 23 agosto 2018

Le furie delle Alpi Orientali: i Camuni, Carni e Reti



I Camuni della Val Camonica, i Carni del Friuli e i Reti del Tirolo e Trentino sono popoli misteriosi, che hanno lasciato dietro di sé ben poche tracce oltre al ricordo e al sangue che ancora alberga nei loro discendenti. Le origine delle tre stirpi, che si pensa si fossero mescolate più volte fra loro, è complicata: i Reti parlavano in una lingua a metà tra l'etrusco e il celtico, ma sembra fossero autoctoni e non legati alle migrazioni del IV secolo a.c. I Carni invece erano di origine celtica, arrivati appunto sull'arco alpino nel quarto secolo, dopo una lunga discesa dalla Carinzia (che prende il nome da loro) e dalla Slovenia occidentale. I Camuni infine erano strettamente imparentati con i Reti, nonostante Plinio il Vecchio li definisse come Euganei, un mitico popolo che si sarebbe mescolato ai vicini Reti dopo l'invasione da parte dei Veneti. Invasione su cui però vi sono numerosi dubbi. Certo che una cosa accomunava queste tre popolazioni, oltre che la lingua e la cultura comune: la forza dei suoi guerrieri d'alta quota.

Con base in Val di Non, probabilmente nell'attuale paese di Sanzeno dove sono stati trovati numerosi reperti archeologici, le tribù più bellicose dei Reti (chiamate dai romani Rucanti e Cotuanti) sferravano continui attacchi contro gli Insubri, i Leponzi di Lugano e i Veneti dell'antica Vicenza, forse per recuperare il bestiame necessario a sostentarsi per i rigidi inverni alpini. Dopo di ché compivano grandi sacrifici alla loro dea comune Reitia, misteriosa divinità femminile venerata pure dai vicini Veneti. Si pensa che il nome Reti nasca proprio da questo culto comune, sebbene non si possa avere alcuna certezza documentale.
I reti erano così feroci da aver strappato ampie porzioni di territorio agli altri popoli del Nord Italia, il che sarebbe dimostrato da iscrizioni in lingua retica trovato in Alto Adige, Veneto, Valle Engadine e pure nei Grigioni Svizzeri.
Da notare che, proprio come l'etrusco, la lingua retica non aveva la lettera O.

I Carni popolavano il Friuli insieme agli Histri e ai Giapidi (definiti dai romani come tutti Euganei), tanto da formare insieme a loro gran parte dell'etnogenesi dell'attuale popolo dell'intero Friuli Venezia Giulia. Usi a costuire fortificazioni alla ligure conosciute come Castellieri, vi sono teorie che pensano a un'ascendenza ligure di queste genti, poi mescolate con veneti, autoctoni e celti. Grandi guerrieri, affrontarono più volte i vicini Veneti e forse militarono anche come mercenari nelle armate Illiriche della regina Teuta durante gli scontri con Roma del 228 a.c. Ciò è comprovato pure dal fatto che i Romani conoscessero bene il valore di queste genti, soprattutto grazie alle descrizioni che gli alleati veneti fornivano spesso e volentieri. Fondata Aquileia nel 181 a.c. iniziò la decadenza dei Carni, che vennero sconfitti in battaglia nel 115 a.c. dai Romani. Tuttavia la gente del Friuli restò fiera e indipendente fino al 50 a.c. quando Cesare conquistò il loro territorio fino al Cadore. Ma ciò non bastò, tanto che nel 35 a.c. i Carni si ribellarono ancora contro l'autorità imperiale, per poi essere assorbiti definitivamente nel 33 a.c.

I Camuni hanno lasciato di sé un ricordo importantissimo: le incisioni rupestri della Val Camonica. Tale tradizione, durata fino alla fine del Medioevo, ci ha permesso di ricostruire con grande accuratezza l'evoluzione di questo popolo di origine Retica. Nel V secolo a.C ebbero contatti con gli Etruschi e gli Insubri della pianura Padana: tracce d'influenza si notano nell'alfabeto camuno, molto simile agli alfabeti nord-etruschi (es. quello Insubrico). Il popolo Camune, inteso nella grande area dei popoli Retici, ebbe la sua sfera d'influenza anche sui monti sopra Verona e sopra Como.
Verso il III secolo a.C. giunsero in Italia popolazioni celtiche che, provenendo dalla Gallia transalpina, si stabilirono nella Pianura padana ed entrarono in contatto con la popolazione camuna: lo testimonia la presenza, tra le incisioni rupestri della Val Camonica, di figure di divinità celtiche quali Cernunnos.

Da notare come tutti e tre popoli non vennero assoggettati e travolti dai galli come si era prospettato, bensì vi fu un'assimilazione pacifica, almeno, non sempre. Infatti è probabile che gli stessi Galli furono respinti da questi duri popoli Alpini, capaci di sfruttare l'altitudine per difendersi e sferrare furibondi attacchi, causa per cui i galli dovettero passare oltre queste regioni senza conquistarle. Rimangono però congetture, poiché non abbiamo alcuna rilevanza archeologica. Tuttavia, conoscendo la bellicosità di questi popoli, non è lontana dalla realtà.

Le genti delle Alpi vennero assoggettate dai romani molto tardi rispetto ai loro cugini di valle: dopo ripetuti attacchi dai parte dei Reti e dei Camuni, Augusto organizzò una spedizione guidata da Druso e Tiberio, che nel 15 d.c. aveva ormai sottomesso l'intero territorio. Numerosi Reti e Camuni vennero deportati verso sud, andando a mescolarsi con la gente del Veneto, del Bergamasco, del Bresciano e del Friuli. Eppure la memoria di queste genti non è mai svanita.
La lingua ladina e quella friulana sono debitrici degli idiomi parlati da questi popoli, ma è soprattutto nell'arte della guerra montana che ancora lo spirito delle genti dei monti a vivere ancora nell'animo degli italiani.
Dopotutto... chi sono i nostri Alpini se non gli eredi spirituali di questi cacciatori delle vette?

Fonti
I Camuni, alle radici della civiltà europea, Emmanuel Anati.
Le Alpi nel mondo antico, Ralph E. Martin.
Storia della Prima Italia, Massimo Pallottino.
Preistoria e Storia delle Regioni D'Italia, Gianna G. Buti

Regogolo Boemetto

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